LA MONETA NELL’ETÀ MODERNA

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18-07-2022

Non sono concordi gli studiosi sulla data d’inizio dell’Età moderna e sulla sua fine. Alcuni identificano l'inizio con la scoperta dell’America (1492). Altri indicano come data il 1453, cioè la caduta dell’Impero Romano per opera dei Turchi Ottomani e della loro conquista di Costantinopoli. 
Quanto alla fine dell’epoca, tradizionalmente essa viene collocata negli ultimi decenni del Settecento, quando due grandi rivoluzioni, quella americana e quella francese, annunciano l’Età contemporanea: altri la spostano più avanti, all’Ottocento e anche oltre.
Come ricorda Giorgio Ruffolo nel suo “Testa e croce” (2011), "Il Cinquecento è il secolo che segna il declino della supremazia italiana e l'avvento dell'Europa al primato mondiale".
Due i grandi eventi che determinarono ciò: la scoperta e la conquista europea del Nuovo Mondo e la rivoluzione commerciale.                                                                                                
La scoperta delle terre oltre il grande oceano per merito di Cristoforo Colombo nel 1492, invoglia tutte le potenze marittime ad inviare nuove spedizioni.
Le grandi spedizioni navali permettono di raggiungere le terre del Nord, Centro e Sud America e di circumnavigare l’Africa per raggiungere l’India e la Cina. 
Devastante fu l'invasione europea nelle terre americane, che portò con sé genocidi, immigrazione di schiavi e saccheggi. 
"Tra il 1500 e il 1650 circa 180 tonnellate d'oro e 16.500 tonnellate d'argento affluirono in Europa dalle miniere americane: un aumento pari al 5 per cento della quantità d'oro e al 50 per cento della quantità d'argento disponibili" (Giorgio Ruffolo, op.cit.).
Fu così che, agli inizi del 500, l’Europa poté contare su arrivi regolari d’oro ed argento.

L'intensificarsi, anche su lunga distanza, degli scambi commerciali, portò a un aumento dei consumi, al miglioramento del livello di vita di larghi strati della popolazione, e influì sullo sviluppo dell’economia monetaria europea. Nacquero così nuove potenze, quali il Portogallo, la Spagna e la Francia, le quali usarono i nuovi arrivi di metallo prezioso per coniare grandi quantità di monete imitando le emissioni di Genova, Firenze e Venezia, ormai in declino. 
Cambia anche la lavorazione delle monete. Finisce la coniazione con la battitura manuale e inizia la coniazione con macchine, i "torchi".
Le monete che i vari stati emettono riproducono i volti dei re o signori. 
Si  coniano monete prestigiose, come il Ducato in Spagna, il Luigi in Francia, il Tallero e il Gulden in Germania, il Rublo in Russia, il Fiorino e poi la Sovrana o Sterlina in Inghilterra.
I Principi gareggiano per avere le monete più belle e chiamano i grandi maestri dell’arte incisoria che creano le più belle monete della storia Europea (Benvenuto Cellini, Pisanello,  Leone Leoni, Pastorino da Siena, per citarne alcuni).
"Per facilitare il commercio si coniano monete multiple del ducato gr.3,5, (Spagna) compare il "Doppio ducato" gr. 6,8 o "Quattro ducati" gr. 12,98 e monete d’argento si presentano con i Testoni gr. 9,2 le Piastre gr.32,3. Per i commerci locali si coniano piccole monete in rame o di mistura, dove il metallo usato non garantisce il valore intrinseco" (da "ACNM -Collezionisti Numismatici Milanesi"). 

Molto importanti furono le "fiere di cambio", nate in Italia nel XII secolo, che raggiunsero il livello di attività più intensa nel XVI secolo. 
"Queste fiere operavano sulla base della lettera di cambio, una "trovata" italiana che rivoluzionò le transazioni commerciali: un ordine, trasmesso da un debitore ad un suo corrispondente di pagare al creditore una certa somma ad una certa scadenza in una certa valuta. Si evitavano così i costi e i rischi del trasporto di denaro" (Giorgio Ruffolo, op.cit.).
Soprattutto i grandi mercanti, che prestano o prendono a prestito denaro per gli scambi commerciali, diventano destinatari o traenti di lettere di cambio e sentono la necessità di una circolazione più efficiente e agile delle risorse finanziarie. 
Inoltre, supportano economicamente i Principi e gli Stati nelle loro imprese politico-militari. 
Sorge così l'attività bancaria ad integrazione e complemento dell'attività mercantile a lungo raggio. 
L'affidabilità economica degli individui e, quindi, della credibilità delle loro iniziative economiche diventano elementi più importanti del semplice riconoscimento del rango sociale e della ricchezza posseduta. Si assiste, infatti, alla nascita, verso la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII, dei grandi banchi cittadini: il Banco di Rialto a Venezia, il nuovo Banco di San Giorgio a Genova, la Banca di Amsterdam, la Banca di Amburgo. 
 

Questo testo fa parte di una serie di articoli (qui si può leggere l'introduzione, la prima parte, la seconda parte, la terza parte, la quarta parte, la quinta parte, la sesta parte, la settima parte, l’ottava parte e la nona parte).