Prodotto interno lordo (PIL)

Prodotto interno lordo (PIL)
23-11-2021

Il termine PIL è l’acronimo di Prodotto Interno Lordo (in inglese GDP, Gross Domestic Product). 
“P” sta per Prodotto e si riferisce al fatto che il PIL è una grandezza macroeconomica che misura il valore aggregato, a prezzi correnti, dell’insieme dei beni e servizi finali prodotti sul territorio di un paese in un determinato periodo di tempo (in genere, i dati vengono riferiti all’anno solare, ma vengono utilizzati anche altri archi temporali). La lettera “I” sta per Interno e indica che tale misurazione riguarda la produzione e perciò il reddito dei fattori localizzati in un paese chiunque ne sia il proprietario (la produzione è in Italia). La lettera “L” sta per Lordo ed evidenzia che il valore della produzione include, dopo la detrazione dei beni intermedi, ancora il valore corrispondente alla quota di beni strumentali logorata per effetto della produzione. Di tale logorio si tiene idealmente conto computando una somma, detta “ammortamento”. Se dal PIL si detrae l’ammontare dell’ammortamento, la grandezza che si ottiene è il PIN, Prodotto Interno Netto (la corrispondente sigla inglese è NDP). 
Il PIL non è una grandezza esatta, risultato della precisa misurazione di tutte le sue componenti, ma, in parte, è il risultato di stime a causa dell’inclusione tra le sue voci anche del valore dei servizi imputati. Inoltre, solo i beni di produzione corrente entrano nel computo del PIL. Ad esempio, la vendita di una casa già esistente non viene inclusa nel PIL, in quanto non corrisponde ad alcuna attività produttiva corrente. Di essa si considera solo l’eventuale reddito che la compravendita genera come compenso ai servizi di intermediazione (dall’agenzia immobiliare, ai consulenti, alle provvigioni bancarie, etc). Viceversa, una casa costruita quest’anno entra nel computo del PIL. 
Il riferimento al termine “territorio nazionale” presente nella definizione di PIL ci aiuta a comprendere la distinzione tra quest’ultimo, cui fa riferimento il SEC (Sistema Europeo dei Conti), e il PNL, cui fa riferimento il sistema di contabilità nazionale SNA adottato dai paesi aderenti all’ONU (sigla di System of National Account, a volte indicato anche come UNSNA, United Nations System of National Account), anche se dal 93 l’ONU fornisce anche le statistiche nazionali in termini di PIL.
Il PNL, a differenza del PIL, considera la produzione realizzata da fattori di proprietà dei residenti di un paese (è la produzione realizzata dagli italiani, anche se realizzata all’estero). Sussiste un’altra distinzione tra PIL e pil pro-capite: come abbiamo visto, il primo viene considerato uno dei principali indicatori della ricchezza complessiva di un paese (economia), mentre il pil pro capite, che si ottiene dividendo il pil per la popolazione, fornisce una misura del benessere economico medio dei cittadini.

PIL nominale, PIL reale

Per definizione, il PIL è nominale quando i beni e i servizi sono considerati in base al loro prezzo corrente, e reale qualora i prezzi dei beni siano mantenuti costanti rispetto ad un anno base. Prendiamo in considerazione, per esempio, un paese che nel 2000 abbia prodotto 500 paia di scarpe ad un prezzo di 100 euro l’uno e nel 2004 ne abbia prodotto 600 paia al prezzo di 120 euro. Il PIL nominale del 2000 sarà pari a 500 × 100 = 50.000 euro e quello del 2004 a 600 × 120 = 72.000 euro. Il PIL reale rispetto ai prezzi del 2000 sarà pari al PIL nominale per l’anno base (2000), mentre sarà uguale a 600 × 100 = 60.000 euro nel 2004. Un aumento del PIL nominale durante un certo periodo di tempo può essere conseguenza di un incremento dei prezzi o delle quantità prodotte; invece, l’incremento del PIL reale è sicuramente riconducibile alle sole variazioni nelle quantità prodotte. 

Il calcolo del PIL

La misurazione del PIL può essere considerata sia dal lato degli acquirenti (domanda), sia da quello dei produttori (offerta). Inoltre, il Prodotto interno lordo può essere calcolato in relazione ai redditi che esso remunera distribuendo il ricavato della vendita. La misurazione del PIL dal lato della domanda rende evidenti le diverse componenti della spesa. Nel conto delle risorse e degli impieghi, il PIL si ottiene facendo la somma dei consumi, degli investimenti fissi lordi e delle esportazioni nette, ovvero le esportazioni meno le importazioni. Gli investimenti sono al lordo degli ammortamenti, ossia, includono la quota necessaria per mantenere invariato lo stock di capitale a fine periodo. Gli investimenti "netti" sono pari alla variazione dello stock di capitale dell’economia.
La misurazione del PIL dal lato dell’offerta è data dalla somma dell’apporto al PIL del Paese di tutte le imprese. Il Prodotto interno lordo è, infatti, pari alla somma del valore aggiunto delle diverse unità produttive e stima gli scambi ai prezzi di mercato, che includono, quindi, le imposte sulla produzione e l’IVA.
Infine, il PIL può essere calcolato come somma dei redditi da lavoro dipendente e del risultato lordo di gestione dell’economia, oltre alle imposte sulla produzione e all’IVA e al netto dei contributi alla produzione. Della misura del PIL devono far parte anche quelle parti di prodotto generate dall’economia sommersa. 
Secondo il metodo della spesa, il Prodotto Interno Lordo si calcola nel seguente modo: 
Prodotto Interno Lordo=C+I+S+E 
Dunque, il calcolo considera i consumi, gli investimenti, la spesa pubblica e il saldo commerciale di un Paese. 
Un secondo metodo per il calcolo del Prodotto Interno Lordo prende in considerazione il Valore Aggiunto. Con questa metodologia si calcolano i valori di beni e servizi prodotti dalle imprese.  L’ultimo metodo di calcolo è rappresentato dal metodo dei redditi, dove il Prodotto Interno Lordo viene calcolato attraverso le retribuzioni e i redditi da capitale.

PIL: Storia e Letteratura

Nel 1929, in seguito alla crisi economica, l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt, si rivolse al Dipartimento per il Commercio per ricercare una metodica di misurazione standardizzata che potesse monitorare le condizioni economiche generali del Paese. Fu così elaborato il PIL, alla cui determinazione contribuì in modo significativo l’economista Simon Kuznets, premio Nobel per l’economia nel 1971.
Ma già a partire dalla nascita del PIL nel 1934, durante la presentazione al Congresso, lo stesso Kuznets si espresse in modo critico sulla possibilità di misurare il benessere di una popolazione basandosi solo sul reddito pro-capite: “Il benessere di una nazione” – affermò - “difficilmente può essere dedotto da una misura di reddito nazionale come sopra definito”.
Nel corso dei decenni si sono susseguite numerose critiche circa la possibilità di stimare il benessere di una nazione attraverso questo indicatore. 
La più radicale è quella formulata da Robert Kennedy, fratello del presidente degli Stati Uniti ucciso a Dallas, in un discorso tenuto all’università del Kansas nel 1968: “Il limite del Pil” è nell’essere “basato su numeri” e nel “non considerare la felicità degli individui”. 
In effetti, Stati con PIL simile possono avere differenze notevoli in termini di distribuzione del reddito e quindi disparità significative anche in termini di benessere.
In letteratura viene ampiamente riportato come, in una società, il livello di disparità di reddito sia fortemente correlato con una serie di indicatori di salute e sociali come l’aspettativa di vita, i tassi di mortalità, l’obesità, le gravidanze in età adolescenziale, il tasso di omicidi e di violenza, la qualità delle relazioni sociali, le performance scolastiche e la mobilità sociale.
Non solo: il PIL tratta tutte le transazioni economiche come positive e, dunque, ne fanno parte, ad esempio, le transazioni legate ai crimini e le spese relative alle catastrofi naturali. 
Questo dà luogo a paradossi, così descritti dal sociologo e filosofo Zygmunt Bauman: “Se lei fa un incidente in macchina l’economia ci guadagna. I medici lavorano. I fornitori di medicinali incassano e così il suo meccanico. Se lei invece entra nel cortile del vicino e gli dà una mano a tagliare la siepe compie un gesto antipatriottico perché il PIL non cresce. Questo è il tipo di economia che abbiamo rilanciato all’infinito. Se un bene passa da una mano all’altra senza scambio di denaro è uno scandalo. [..] C’è una crisi di valori fondamentali. L’unica cosa che conta è la crescita del PIL. E quando il mercato si ferma la società si blocca”.
Da ultimo, nel 2009 i premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, insieme all’economista Jean- Paul Fitoussi, hanno elaborato una importante ricerca che dimostra come benessere e PIL siano due cose distinte.
Anche in base a queste evidenze, si è avvertita la necessità di affiancare al PIL altri indicatori, da tempo oggetto di studio, per misurare il progresso di una nazione.
Nelle prossime settimane li vedremo più da vicino.

Fonti consultate:
“Macroeconomia”, Prof. Giuseppe Chirichiello, G. Giappichelli Editore;
“Macroeconomia, una prospettiva europea”, Prof. Olivier Blanchard, Prof.ssa Alessia Amighini e Prof. Francesco Giavazzi, il Mulino;
“La ricchezza delle Nazioni” Libro secondo, capitoli 1 e 1- Adam Smith.
“Il Prodotto Interno Lordo: critiche e alternative per la misura del reale benessere delle Nazioni” - Centro Salute Globale Regione Toscana;
“Le politiche economiche per la crescita” (Capitolo 1) Università del Salento.
“PIL (Dizionario di Economia e Finanza) treccani.it.