SDG, l’Italia progredisce ma in gran parte degli indicatori è sotto la media europea

obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG, Sustainable Development Goals)
31-05-2022

L’Italia fa progressi verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG, Sustainable Development Goals in inglese). Questa è la buona notizia. Quella cattiva è che, nonostante questo, i risultati sono al di sotto della media europea. 
Gli SDG sono i target individuati dalle Nazioni Unite nel 2015 nell’ambito dell’Agenda 2030, ovvero, il programma d’azione contenente i traguardi che globalmente dovranno essere raggiunti entro la fine di questo decennio in ben 17 settori, dalla povertà all’istruzione, dall’uguaglianza di genere al consumo responsabile. 
Il target in cui il nostro Paese sta conseguendo i risultati più positivi è il sedicesimo, quello definito “Peace, Justice and Strong Institutions” e riguarda i miglioramenti nella riduzione degli omicidi e della violenza, nell’efficienza della giustizia e nella fiducia verso le istituzioni. In una scala da -5 (massimo peggioramento) e +5 (massimo progresso) l’Italia totalizza +4,4 secondo l’ultimo rapporto della Commissione Europea. Ad influire è soprattutto il costante calo delle morti dovute ai delitti: sono stati solo 276 tra agosto 2020 e luglio 2021, contro i 449 contati tra agosto 2014 e luglio 2015. 
In decisa riduzione, secondo Eurostat, anche la percentuale di italiani che denuncia la presenza di episodi di violenza e criminalità nella propria area, passata dal 19,4% nel 2015 all’8,4% nel 2020. Impossibile non sottolineare, però, che su queste statistiche ha avuto un effetto anche il Covid, e la minore mobilità dovuta alle restrizioni varate contro la pandemia. 
Il target da cui il nostro Paese è più lontano, e in cui, anzi, registra addirittura dei peggioramenti rispetto al 2015, è il decimo, quello che si occupa della riduzione delle disuguaglianze. Si tratta, in questo caso, soprattutto di indicatori economici, come il tasso di crescita del 40% più povero della popolazione, o la distanza a livello di entrate e di potere di acquisto tra chi guadagna di più e chi ha meno, ma anche i divari occupazionali tra immigrati e popolazione autoctona. 
Ebbene, in questo caso l’impatto del Covid è stato nefasto: l’Italia segna un progresso di -1,1, ovvero un regresso. A pesare, tra i molti dati negativi, vi è la stagnazione, negli ultimi sei anni, del tasso d’occupazione degli stranieri, mentre quello degli italiani è cresciuto, seppure di poco.


Italia meglio della media Ue nell’economia circolare

A parte quest’ultimo caso, gli altri target vedono un progresso, piccolo o grande che sia. Solo in 5 traguardi su 17, però, riusciamo a fare meglio della media europea.  Quello in cui ci distinguiamo di più è il numero 12, denominato “Responsibile Consumption and Production”, e riguarda la capacità di diminuire le emissioni di CO2, migliorare l’efficienza energetica, promuovere l’economia circolare. Secondo la Commissione Europea i passi avanti dell’Italia (+1,8 secondo la scala che va da -5 a +5) sono del 20,25% superiori a quelli medi dei Paesi Ue. Sono gli indicatori riguardanti il riuso dei materiali a vedere le performance più lusinghiere: tra il 2015 e il 2021 la percentuale di beni e materie prime ritornate in circolazione e riutilizzate nel ciclo produttivo è passata dal 17,2% al 21,6%, mentre nell’Unione Europea è cresciuta solo dall’11,3% al 12,8%. 
Molto diverso il panorama relativo all’obiettivo 8, il “Decent Work and Economico Growth”. Non è difficile capire come mai nel nostro Paese il progresso, che pur esiste, sia stato del 50,87% più lento di quello medio Ue. Sono considerati, per esempio, i miglioramenti nell’ambito del tasso di occupazione o della crescita del Pil reale pro capite. Il primo è aumentato molto poco rimanendo il più basso nella Ue dopo quello greco, mentre per quanto riguarda il Prodotto Interno Lordo per persona vi è una crescita, tra il 2015 e il 2021, di 840 euro in Italia contro una media di 1.860 nell’Unione.