IL GRADO DI SODDISFAZIONE DELLE PERSONE È IN CRESCITA NEGLI ULTIMI ANNI

Il Covid non è riuscito a frenare l’aumento del grado di soddisfazione degli italiani
28-06-2022

Il Covid non è riuscito a frenare l’aumento del grado di soddisfazione degli italiani per la propria vita, il proprio lavoro e la propria situazione economica. È la prima e più immediata evidenza del recente rapporto Istat che indaga sulla percezione che gli italiani hanno delle proprie condizioni economiche. Il voto medio complessivo è di 7,2 in una scala da 0 a 10, in aumento rispetto al 6,8 del 2014 e del 2015, quando si usciva da una crisi che gli italiani hanno giudicato più devastante di quella pandemica. Il punteggio, infatti, non è diminuito con l’arrivo del virus, e anzi, è aumentato tra il 2019 e il 2020 da 7 a 7,1, per poi salire di un altro decimale l’anno scorso. 
Un altro dato saliente è che non si rilevano significative differenze geografiche: anche nel Mezzogiorno il voto è stato di 7,1, mentre nel Sud e nelle Isole vi è stato un miglioramento più evidente che altrove, considerando che qui nel 2014 era pari al 6,5, mentre nel Nord già raggiungeva il 7.
Per quanto riguarda il lavoro, nel 2021 il 77,5% degli italiani si è dichiarato molto o abbastanza soddisfatto. In questo caso, in effetti, vi è stato un piccolo calo rispetto al 2020, anno in cui tale percentuale era del 79%. Anche qui, tuttavia, vi è stato un incremento rispetto al 2014, quando era del 74,9%. Questa stessa proporzione è di circa tre punti maggiore al Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno e sono gli uomini, più delle donne, ad esprimere un’opinione positiva, ma non al Sud e nelle Isole. Qui, l’anno scorso, le occupate soddisfatte del proprio lavoro sono arrivate al 79%, mentre gli uomini si sono fermati al 74,9%. 
 
Nel 2021 situazione economica in peggioramento per il 30,5% delle famiglie

Ancora più indicativo è il giudizio generale sulla situazione economica della propria famiglia. Nel 2021 è stato il 30,5% ad affermare che questa era peggiorata nei 12 mesi precedenti. È una percentuale molto vicina a quella del 2020, pari al 29,1%, che superava del 3,4% quella del 2019. Anche in questo caso, però, tra i dati maggiormente importanti vi è il confronto con il periodo immediatamente successivo alla crisi dell’euro, rispetto al quale il miglioramento è stato netto. Nel 2014, infatti, coloro che vedevano un deterioramento delle condizioni economiche del proprio nucleo familiare erano ben il 47,3%. 
Anche queste statistiche non presentano grandi variazioni geografiche, che sono un po’ più evidenti quando la domanda riguarda il possesso di risorse economiche adeguate più che la variazione delle stesse da un anno all’altro. Nel Mezzogiorno coloro che nel 2021 hanno affermato che quelle della propria famiglia erano insufficienti hanno rappresentato il 35,2% del totale, contro il 31,7% medio italiano. Tuttavia, otto anni fa erano ben il 54,3% in questa parte d’Italia. 
Il miglioramento, di ben 19,1 punti nelle regioni meridionali, è stato notevolissimo, e non è stato interrotto dal Covid.  È molto probabile che abbiano influito su questi numeri il varo di misure di sostegno durante la pandemia e l’introduzione del reddito di cittadinanza, che ha avuto una diffusione molto più ampia proprio nel Mezzogiorno. 
Il miglioramento, però, era cominciato già prima, ed era stato presumibilmente causato da un aumento, per quanto modesto, del tasso di occupazione. Questo rappresenta un’ulteriore dimostrazione del fatto che la ricetta per il calo della povertà è un mix di misure pubbliche e di incremento delle occasioni di impiego, soprattutto nelle aree in cui strutturalmente il tasso di occupazione è molto basso.